È lo scrittore veneto Michele Ruol con il romanzo “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, della casa editrice pugliese TerraRossa, il vincitore della nona edizione del ‘Premio Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi’, il premio letterario rivolto alle case editrici di tutta Italia e riservato agli autori esordienti nel campo della narrativa.
La cerimonia di premiazione, realizzata nell’ambito della kermesse ‘I Dialoghi di Trani’ e organizzata nella sede di Trani del Gruppo e della Fondazione Megamark, è stata condotta dall’autrice e scrittrice Serena Dandini, con la partecipazione dell’attore e doppiatore Luca Ward e di sua figlia, la doppiatrice Guendalina Ward.
Alla serata letteraria hanno preso parte gli autori dei cinque romanzi finalisti, scelti da una giuria di esperti composta da personalità del mondo della cultura e dell’informazione pugliese tra le 92 opere giunte quest’anno da tutta Italia proposte da sessanta case editrici.
La vittoria di Michele Ruol è stata decisa da una giuria popolare composta da 40 lettori; lo scrittore si è aggiudicato il premio di 5.000 euro. A ciascuno degli altri quattro finalisti è andato un riconoscimento di 2.000 euro: ‘I calcagnanti’ di Nicolò Moscatelli, vincitore nel 2022 del Premio Italo Calvino (Ed. La Nave di Teseo), ‘La signora Meraviglia’ di Saba Anglana (Ed. Sellerio), ‘L’ultima stagione’ di Andrea Bazzanini (Ed. Oligo) e ‘Spilli’ di Greta Olivo (Ed. Einaudi). ‘La casa delle orfane bianche’ di Fiammetta Palpati (Ed. Laurana), vincitore, sempre quest’anno, del Premio Campiello Opera Prima, ha invece ricevuto una menzione speciale dalla giuria degli esperti e un premio di 1000 euro.

Le Sinossi

Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia
di Michele Ruol (ed. TerraRossa)

Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una
chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano,  riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi.

Motivazione della giuria degli esperti: Per la capacità dell’autore di ricostruire la perdita più traumatica che si possa subire attraverso un lungo elenco di oggetti, ognuno dei quali animato da ricordi e sentimenti diversi, che finiscono per delineare un paesaggio dolorosamente frammentato che non esclude una sia pur faticosa ricomposizione.

I calcagnanti
di Nicolò Moscatelli (Ed. La nave di Teseo)

Timoteo è un ragazzino nato e cresciuto alla Casa della Buona Volontà, sorta di bordello in cui vivono le tante ragazze di cui è il beniamino e il cuoco fra’ Gaetano, quel che ha di più simile a un padre. Da lui Timoteo impara le storie magnifiche che costituiscono la sua principale educazione, avventure di banditi e fuorilegge – i calcagnanti – animati dalla più nobile delle idee: combattere l’ingiustizia e i soprusi di ricchi e potenti. Sogna di diventare uno di loro, da grande, e finire sulla forca come un eroe. L’occasione non tarda ad arrivare. Timoteo scopre un cadavere nel canale. Il crudele barone Raimondo fa arrestare e condanna a morte fra’ Gaetano, accusato dell’omicidio. Timoteo, ricercato a sua volta, viene salvato dalle donne della casa, ma poi è costretto a fuggire e a unirsi alla banda dei calcagnanti. Romanzo d’avventura, romanzo di formazione e insieme fiaba anarchica, I calcagnanti ci ricorda quanto i libri, le storie condivise e gli “irregolari” che incontriamo sul nostro cammino siano importanti per crescere e imparare a opporci, né soli né disarmati, all’arroganza del potere.

Motivazione della giuria degli esperti: Per la sapienza con cui diversi frammenti tematici del patrimonio narrativo europeo vanno a comporre un romanzo coraggioso e avvincente, attraversato da uno spirito felicemente e anacronisticamente anarchico.

La signora Meraviglia
di Saba Anglana (ed. Sellerio)

Un uomo insegue una giovane, poco più di una bambina, che corre disperata per salvarsi la vita. Lui è somalo, lei etiope, si chiama Abebech, e verrà abbandonata in Somalia con una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Nel 1938 l’Africa Orientale Italiana è un regno coloniale, un nuovo impero nato da pochi anni. Molti decenni dopo, nel 2015 a Roma, Dighei è una signora etiope dal carattere ribelle. Ha bisogno di prendere la cittadinanza, il governo ha imposto nuove regole per gli stranieri, anche per chi è in Italia da quarant’anni insieme al resto della famiglia. La nipote Saba aiuta la zia a muoversi nella burocrazia di una città faticosa e contraddittoria: dipendenti comunali confusi, documenti impossibili da reperire, barriere di ogni tipo, situazioni talmente assurde da diventare comiche. Questo percorso frustrante alla ricerca della agognata signora Meraviglia – come in casa chiamano la cittadinanza italiana – si rivela decisivo per comprendere la natura di un turbamento che da nonna Abebech fino a Saba stessa ha infestato tutte loro. Un sentimento oscuro, un senso martellante e oppressivo di vuoto, forse un bisogno insoddisfatto di capire chi si è davvero, la paura raggelante di non essere niente e nulla.
Dal passato emerge la storia di una famiglia sin dall’inizio sradicata: Abebech giunge a Mogadiscio seguendo il caso e la necessità, e in ascolto dei presagi di un indovino. Qui conosce il suo futuro marito e finalmente, con i loro otto figli, sembra possibile una parvenza di felicità, di serenità familiare. Almeno fino a quando Abebech non inizia a scivolare in un abisso dove le parole e il senso della vita svaniscono. Forse è posseduta da uno spirito pericoloso e inquietante, che solo una donna può aiutarla ad affrontare. Questa donna ha un nome che tornerà molti anni dopo: Wezero Dinkinesh, letteralmente signora Meraviglia.

Motivazione della giuria degli esperti: Per la ricerca dell’identità che riesce a intrecciare la storia del passato coloniale dell’Italia (poco ricordata e spesso rimossa) con la descrizione vivida, a tratti ironica e sempre originale di una contemporaneità sempre meno accogliente.

L’ultima stagione
di Andrea Bazzanini (ed. OLIGO)

Tra storie di vita e di lavoro di operai stagionali, L’ultima stagione è un potente esordio narrativo che racconta la fine di uno dei tanti zuccherifici della Bassa e con essa il declino industriale della Pianura Padana. Ad accompagnare il lettore è la voce di Molinari, detto “Mulo”, uno dei tanti lavoratori che parla di un ambiente prettamente maschile, dove è possibile incontrare una grande varietà di personaggi curiosi in uno spaccato di vita vera, senza filtri ma di grande dignità: dal mancato sindacalista all’esperto di donne, dal ragazzo volenteroso che studia e lavora all’uomo privo di ambizioni che aspetta come ogni anno la chiamata stagionale dallostabilimento, che questa volta non arriverà più.

Motivazione della giuria degli esperti: Per la solidità dell’impianto, la scrittura precisa e rapida e per un’ambientazione felicemente inusuale e poco indagata (una storia operaia al tempo, non remoto, in cui le fabbriche italiane venivano dismesse e delocalizzate).

Spilli
di Greta Oliva (Ed. Einaudi)

La nostra vita è costellata di linee d’ombra. Alcune le superiamo quasi senza accorgercene, altre invece rimangono lí per sempre, invalicabili, a ricordarci che abbiamo paura. E se c’è un’età in cui la paura spinge piú forte, piena di desiderio, rivoluzioni e soglie da attraversare, è l’adolescenza. Questo vale anche per Livia, che vuole arrivare prima alle gare di atletica, occupare il liceo, andare alle feste, uscire con i ragazzi piú grandi: insomma, vuole essere identica alle sue coetanee, e soprattutto vuole essere vista. Ma la sera, quando ogni cosa sprofonda nel buio, a non vedere piú niente è lei. Se crescere significa imparare ad accettare i propri punti deboli, la partita per Livia è un po’ piú dura che per gli altri. Per prepararla a ciò che le succederà – a ciò che le sta già succedendo – suo padre ha un’idea coraggiosa: ci sarà pure qualcuno che possa mostrarle i passi di questa danza nuova. Emilio è il tutor del centro che l’accoglie, e a un’occhiata distratta sembra vederci benissimo. Sarà lui a insegnarle a vivere senza guardare. Facendole capire che ogni ora è preziosa, la aiuta a muoversi in quel buio e ad ascoltare i suoni, ma soprattutto le scrolla di dosso la paura.
Insieme a Livia scopriamo che da qualche parte c’è sempre un punto di luce. Basta trovarlo, prendere un bel respiro e fare il primo passo per raggiungerlo.

Motivazione della giuria degli esperti: Per la sorprendente maturità e l’equilibrio compositivo. Un romanzo di formazione e sulla malattia privo di retorica e caratterizzato da una profonda empatia.

La casa delle orfane bianche
di Fiammetta Palpati (Ed. Laurana)

Motivazione «Per l’abilità dell’autrice di giocare su più registri nella costruzione di un ambiente domestico che ha i tratti di un teatro dell'assurdo, dando forma a un romanzo che si inserisce bene in un progetto editoriale particolarmente attento alla ricerca di nuove voci della narrativa italiana.».