Dopo aver letto e giudicato 63 opere proposte da oltre 40 case editrici, la giuria degli esperti ha annunciato la rosa i titoli delle cinque opere che accedono alla finale.

‘Emanuele nella battaglia’ (Ed. Einaudi) del laziale Daniele Vicari

‘Le isole di Norman’ (Ed. Italo Svevo) della siciliana Veronica Galletta

‘Notturno di Gibilterra’ (Ed. L’Orma) del campano Gennaro Serio

‘Taccuino delle piccole occupazioni’ (Ed. Tunuè) del laziale Graziano Graziani

‘Tutti assenti’ (Ed. Mesogea Culture Mediterranee) dell’abruzzese Davide Ruffini

Accanto alla cinquina la giuria ha ritenuto di dare una menzione speciale a ‘Io sono la bestia’ (Ed. NN) del pugliese Andrea Donaera in quanto l’opera «è in grado di mettere felicemente in crisi la tradizionale struttura del romanzo».

Bando di concorso

Le Sinossi

EMANUELE NELLA BATTAGLIA

«Emanuele nella battaglia di Daniele Vicari – Einaudi. Per la capacità di trasformare un fatto di cronaca nera in una sorta di romanzo antropologico che ha il merito di restituirci uno spaccato della società italiana contemporanea partendo dalla provincia profonda con tutte le sue ambiguità e contraddizioni

Alatri, provincia di Frosinone, nel cuore della Ciociaria. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo del 2017 un ragazzo, Emanuele Morganti, viene picchiato a morte davanti a una discoteca. Nessun movente che possa spiegare la violenza degli assassini, arrivati a sfondare il cranio a un ventenne che stava trascorrendo una serata come tante tra amici. Difficile ricostruire il groviglio delle circostanze in cui tutto è accaduto in questa cittadina che all’improvviso si ritrova catapultata su giornali, telegiornali, social, trasmissioni d’intrattenimento tra lo sconcerto, la rabbia, la voglia di denuncia, mentre l’Italia intera, commossa, famelica, o soltanto curiosa, si stringe attorno alla famiglia e alla comunità in un cocktail di dolore vero, gogne mediatiche, aggressioni via web, speculazioni… Poi, dopo tanto clamore sul «delitto di Alatri», arriva l’oblio. Ed è in questo oblio, nel cono d’ombra in cui si affollano interrogativi e ferite, che s’inabissa il romanzo-reportage di Daniele Vicari, con il pudore di chi ha intimità con quei luoghi, i boschi di castagni tanto amati da Emanuele; quella provincia in cui convive tutto (degrado, locali trendy, riti e saperi arcaici); quella famiglia Morganti di cui l’autore prende a seguire le esistenze quando sembra non ci sia piú nulla da raccontare. Perché “Emanuele nella battaglia” è uno di quei libri in cui, alla fine, non si risparmiano domande scomode e disagi nemmeno a chi prova a ricostruire, scrivere, restituire e far durare nella memoria collettiva le pieghe piú segrete di quella stessa storia.

LE ISOLE DI NORMAN

«Le isole di Norman di Veronica Galletta – Edizioni Italo Svevo. Per la sensibilità con cui l’autrice descrive un viaggio nello spazio e nella memoria, costruendo, tessera dopo tessera, una storia imperfetta, come i protagonisti del romanzo dove gli scorci dell’isola di Ortigia si intersecano con le cicatrici di Elena

Elena, giovane studentessa, abita sull’isola di Ortigia insieme al padre, ex militante del Partito comunista, e alla madre, che vive chiusa in camera da diversi anni, circondata da libri che impila secondo un ordine chiaro solo nella sua testa. Quando all’improvviso la donna va via di casa, Elena cerca di elaborare la sua assenza dando inizio a un viaggio rituale attraverso i luoghi dell’Isola, quasi fosse una dispersione delle ceneri. Parallelamente, nel tentativo di fare luce su un evento traumatico della sua infanzia, di cui porta addosso i segni indelebili, la ragazza capirà che i ricordi molto spesso non sono altro che l’invenzione del passato.

NOTTURNO DI GIBILTERRA

«Notturno di Gibilterra di Gennaro Serio – L’Orma editore. Per l’ironia che pervade questo “noir” giocoso e metaletterario che rivela un gusto acuto e sensibile per alcune icone della narrativa poliziesca nonché per diverse esperienze dell’arte figurativa moderna»

Sospinto da uno stile versatile e sorprendente, “Notturno di Gibilterra” mette in atto un furibondo sabotaggio del genere più letto e amato: il giallo. Nella appartata sala da tè del Grand Hotel Rodoreda di Barcellona, un giovane giornalista sta intervistando il celebre scrittore Enrique Vila-Matas. Ma, evidentemente, qualcosa va storto. Nella sala resta solo il cadavere dell’intervistatore, e Vila-Matas pare svanito nel nulla. Un detective scontroso, e fiero «nemico delle Lettere», si lancia all’inseguimento del supposto assassino con l’aiuto della sorella Soledad, medico legale e coltissima lettrice, che sembra invischiata nella vicenda più di quanto non dovrebbe. Si innesca così un congegno romanzesco composto di carteggi, referti, interviste, picaresche peripezie (e persino di un campionato mondiale dei detective letterari in cui si sfidano mostri sacri come Poirot, Montalbano, Maigret e Sherlock Holmes). Un «ipergiallo» giocoso e diabolico che attraverso una sapiente rete di divertiti omaggi e citazioni porterà il lettore dai canali delle Fiandre al Baltico, dall’Accademia di Svezia alla Patagonia, per approdare infine a Gibilterra, dove marginali poeti allo sbando rivendicano uno spazio a quella materia incandescente che è la letteratura.

TACCUINO DELLE PICCOLE OCCUPAZIONI

«Taccuino delle piccole occupazioni di Graziano Graziani – Tunué editore. Per la precisione lessicale e la tonalità disincantata con cui si delinea il profilo di un antieroe capace di guardare e farci guardare oltre le convenzioni sociali e gli stereotipi della quotidianità»

Questo è un romanzo sulle occasioni mancate. Girolamo, il protagonista, è uno stralunato osservatore del mondo, che confabula con sé stesso e non smette mai di ragionare su quello che vede attorno, sulla città in perenne mutamento, sulle esistenze multiformi che la abitano. La sua unica stella polare è Viola, un amore vissuto e perduto più volte, che incarna ai suoi occhi la possibilità di una condizione diversa. Ma Viola è un approdo impossibile, un’isola fantasma che scompare all’orizzonte. E anche Girolamo, che è nato il 29 febbraio, un giorno che neanche esiste tutti gli anni, ha in fondo l’impressione di esistere soltanto a intermittenza. L’autore disegna con precisione e ironia le vicende di un moderno flaneur, tra il Palomar di Italo Calvino e le suggestioni di Gianni Celati e Ermanno Cavazzoni, raccontando al contempo la mutazione dei nostri spazi urbani e interiori in luoghi in cui è sempre più difficile riconoscersi.

TUTTI ASSENTI UN ANNO DI SCUOLA IN CAMPAGNA

«Tutti assenti un anno di scuola in campagna di Davide Ruffini – Mesogea edizioni. Per la finezza con cui il copione già tante volte trattato del romanzo di ambientazione scolastica si anima di situazioni e personaggi originali, osservati con uno sguardo insieme partecipe e ironico»

Romanzo tragicomico che racconta in prima persona la storia del primo anno d’insegnamento di un giovane supplente di Lettere con qualche ambizione artistica e della scuola di campagna dove è approdato. I personaggi che lo animano si muovono sulla pagina come presenze in carne e ossa. Tutti inadeguati, consumati, a volte evanescenti, popolano un mondo rimasto sullo sfondo della modernità, come il bidello-scrittore Celestino (che possiede il dono dello “svedere”), il professor Sciarra (misogino e intrattabile), la vicepreside (anzi, Arcipreside), gli insegnanti ibernati e i genitori rinunciatari. Tutti assenti con la sua scrittura scanzonata e fortemente umoristica, è stato segnalato alla XXXI edizione del Premio Calvino «per il notevole talento linguistico e per l’acuta intelligenza con cui si tratteggia un disilluso quadro dell’odierna istruzione di massa e, sottotraccia, della società italiana nel suo insieme».

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA per “IO SONO LA BESTIA”

di Andrea Donaera – NNEdizione

La giuria riconosce in questo testo polifonico e fondato su un intreccio rigoroso e su figure ben delineate, il tentativo – riuscito – di forzare i limiti tradizionali del romanzo grazie a una scrittura che si muove consapevolmente tra lirica e narrativa e che si arricchisce di un extratesto poetico.

Mimì, boss della Sacra corona unita, è folle di dolore: suo figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. Si dice che quel gesto sia dovuto al rifiuto della coetanea Nicole, che Mimì decide di rinchiudere in una casa sperduta nella campagna salentina. Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la sua Arianna, figlia maggiore di Mimì, e tra i due fiorisce un legame. un intreccio strano, fatto di canzoni dei Nirvana, racconti, silenzi. Mimì, intanto, è folle di dolore. E si abbandona a questa follia: uccidendo. In una narrazione a più voci animata da una lingua impetuosa, il volume racconta destini di violenza e storie d’amore anomale, brutali, interrotte.

Il video della premiazione