Al via la prima edizione del Premio letterario “Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi”, una nuova meravigliosa esperienza per la nostra Fondazione nel campo della cultura. Amici scrittori e case editrici questa notizia è per voi. Abbiamo varato un concorso letterario dedicato a tutti gli scrittori di romanzi alla prima pubblicazione. Le opere che possono partecipare devo essere uscite sul mercato dei libri tra il 30 aprile del 2015 e il 30 aprile 2016. Ci saranno due selezioni: una ad opera di una giuria di esperti e una demandata alla giuria popolare di lettori.
In palio 5.000 € per il vincitore. #alimentiamolasperanza di fare e diffondere cultura e amore per la lettura.
Le Sinossi
MARIA DI ISILI
di Cristian Mannu
Zia Borìca, che di neonati ne ha visti nascere tanti, capisce subito che quegli occhi così azzurri possono solo essere opera di un angelo o di un demonio. Sin da bambina Maria si distingue dal resto della famiglia: dalla madre vestita di scuro con lo sguardo fisso nel vuoto, dal padre che ha gli occhi neri più del camino sporco di fuliggine, dalla sorella maggiore Evelina che ha sempre un rosario in mano. Maria è ardente e sognatrice, e ha una dote speciale: sotto le sue mani il telaio è come un pianoforte, con cui da vita ad arazzi meravigliosi, intrecciando sapientemente lana e rame. Un dono grazie al quale sembra destinata a un futuro felice, nel piccolo villaggio di Ísili, dove il vento che sferza le pietre delle case profuma di avena selvatica e rosmarino. Ma un giorno in paese arriva Antonio Lorrài, il ramaio, il gitano, bello come un principe delle favole sul suo cavallo nero. E per la prima volta Maria, che a sedici anni non ha mai baciato nessuno, si sente accendere come un fiore nel fuoco. Anche se Antonio sta per sposare la sorella Evelina, Evelina che lei ama profondamente, Evelina che aspetta un figlio da quell’uomo oscuro… In una polifonia di voci, in uno stile denso e compiuto, dal sorprendente respiro metrico, la storia di una donna che, pagandone il prezzo, segue la legge del desiderio, sfidando gli interdetti sociali, sullo sfondo di una Sardegna arcaica popolata da vagabondi, levatrici-accabadore, figli burdi, fatti di sangue e indicibili segreti.
IL CINGHIALE CHE UCCISE LIBERTY VALANCE
di Giordano Meacci
Nell’immaginario paese di Corsignano – tra Toscana e Umbria – la vita procede come sempre. C’è gente che lavora, donne che tradiscono i propri uomini e uomini che perdono una fortuna a carte. C’è una vecchia che ricorda il giorno in cui fu abbandonata sull’altare, un avvocato canaglia, due bellissime sorelle che eccellono nell’arte della prostituzione e una bambina che rischia la morte. E c’è una comunità di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti. Se non fosse che uno di questi cinghiali acquista misteriosamente facoltà che trascendono la sua natura. Non solo diventa capace di elaborare pensieri degni di un essere umano, ma, esattamente come noi, diventa consapevole anche della morte. Troppo umano per essere del tutto compreso dai suoi simili e troppo bestia per non essere temuto dagli umani: «il Cinghiale che uccise Liberty Valance» si ritrova all’improvviso in una terra di nessuno che da una parte lo getta nella solitudine ma dall’altra gli dà la capacità di accedere ai segreti di Corsignano, leggendo nel cuore dei suoi abitanti.
IL LADRO DI NEBBIA
di Lavinia Petti
All’alba dei cinquant’anni, Antonio M. Fonte è uno scrittore di enorme successo per cui la fama e la ricchezza non hanno alcun significato. Stralunato e sociopatico, passa le giornate a scrivere, a creare hobby che non esistono e a chiacchierare con la gatta Calliope, sua unica musa. Vive in una vecchia casa dei Quartieri Spagnoli di Napoli e se non fosse per il suo agente letterario, che puntualmente gli ricorda scadenze e doveri, sarebbe incapace di distinguere ciò che è reale da ciò che forse potrebbe esserlo. Tutto però cambia il giorno in cui Antonio, in mezzo alle migliaia di lettere dei suoi ammiratori, ne riceve una che non può ignorare. Datata quindici anni prima, non è neppure indirizzata a lui bensì a una donna che Antonio non crede di aver mai conosciuto. Solo il nome del mittente gli è famigliare, perché è il suo. Quella lettera l’ha scritta lui, senza alcun dubbio. Quelle parole, vergate dalla sua stessa mano, accennano a un ricordo smarrito e soprattutto a un uomo che è stato ucciso, forse da lui stesso. Ma Antonio di tutto questo non ricorda nulla. Il giorno del suo cinquantesimo compleanno, Antonio si perde nei vicoli di Napoli e in un palazzo mai visto prima incontra uno strano personaggio che ha la mania di raccogliere tutto ciò che gli uomini perdono: nel suo bizzarro Ufficio Oggetti Smarriti, però, non si trovano solo mazzi di chiavi, libri, o calzini spaiati, ma anche ricordi di giochi infantili, amori giovanili, speranze e sogni dimenticati. Antonio intuisce che forse è da lì che dovrà partire per ritrovare il filo del suo passato e i pezzi mancanti all’enigma della lettera ritrovata. Da qualche parte, dietro un portone di una Napoli improvvisamente sconosciuta, è sepolta la sua storia. Allo scrittore non resta dunque che compiere un viaggio imprevedibile nel quale incontrerà personaggi straordinari: una ragazza dai capelli verdi, un pittore che non dipinge, un ladro fatto di nebbia.
MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI
di Giacomo Mazzariol
Questa è la storia di Giovanni, che ha tredici anni e un sorriso piú largo dei suoi occhiali. Che ruba il cappello a un barbone e scappa via; che ama i dinosauri e il rosso; che va al cinema con una compagna, torna a casa e annuncia: «Mi sono sposato». Giovanni che balla in mezzo alla piazza, da solo, al ritmo della musica di un artista di strada, e uno dopo l’altro i passanti si sciolgono e cominciano a imitarlo: Giovanni è uno che fa ballare le piazze. Giovanni che il tempo sono sempre venti minuti, mai piú di venti minuti: se uno va in vacanza per un mese, è stato via venti minuti. Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova, porta loro foglie secche. Giovanni è mio fratello. E questa è anche la mia storia. Io di anni ne ho diciannove, mi chiamo Giacomo. Ci sono voluti dodici anni perché Giacomo imparasse a vedere davvero suo fratello, a entrare nel suo mondo. E a lasciare che gli cambiasse la vita. Hai cinque anni, due sorelle e desidereresti tanto un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Una sera i tuoi genitori ti annunciano che lo avrai, questo fratello, e che sarà speciale. Tu sei felicissimo: speciale, per te, vuol dire «supereroe». Gli scegli pure il nome: Giovanni. Poi lui nasce, e a poco a poco capisci che sí, è diverso dagli altri, ma i superpoteri non li ha. Alla fine scopri la parola Down, e il tuo entusiasmo si trasforma in rifiuto, addirittura in vergogna. Dovrai attraversare l’adolescenza per accorgerti che la tua idea iniziale non era cosí sbagliata. Lasciarti travolgere dalla vitalità di Giovanni per concludere che forse, un supereroe, lui lo è davvero. E che in ogni caso è il tuo migliore amico.
L’ULTIMA FAMIGLIA FELICE
di Simone Giorgi
Matteo Stella è un padre che crede nel dialogo anziché nell’imposizione di regole. È un uomo mite e un padre indulgente, convinto di avere costruito una famiglia felice. Anche se Stefano, il figlio tredicenne, irride i suoi metodi educativi con una ribellione cieca, alzando di volta in volta il livello della sfida. Anche se Eleonora, la figlia maggiore, sembra aver perso pian piano il rispetto per lui. Anche se Anna, la moglie, si sente oppressa invece che liberata dall’infinita capacità che ha il marito di perdonarla. Poi, d’improvviso, ogni illusione crolla, rivelando la vulnerabilità e le contraddizioni che covano sotto la cenere in ogni famiglia. Matteo, Anna, Eleonora e Stefano sono una famiglia felice. Cosí crede Matteo, padre e marito pacato, che non giudica, non controlla, non impone. Dietro il suo comportamento non c’è ipocrisia, solo buone intenzioni. Sono proprio le buone intenzioni a impedirgli di vedere le crepe che già fanno scricchiolare il suo mondo. Non riesce ad accorgersi che, sotto le apparenze, la tensione è salita al massimo. Una notte, una pallina da tennis lanciata una volta di troppo manda tutto in frantumi e, innescando una tragica reazione a catena, mette a nudo il bisogno inconfessabile di autorità cui nessuno di noi riesce a sfuggire.
STANOTTE GUARDIAMO LE STELLE
di Alì Ehsanii
Afghanistan, anni novanta. Alì è un ragazzino che trascorre le giornate tirando calci a un pallone con il suo amico Ahmed, in una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni, ma non ancora in mano ai talebani. Ad Alì, che non ha mai visto altro, la guerra fa comunque meno paura delle sgridate della maestra o dei rimproveri della madre. Il giorno in cui, di ritorno da scuola, trova un mucchio di macerie al posto della casa di famiglia, quella fragile bolla di felicità si spezza per sempre.
E’ il fratello a raccontargli che un missile ha colpito la loro casa e che i genitori sono morti. Non c’è più niente per loro in Afghanistan, nessun futuro e nessun affetto, ma “noi siamo come uccelli e voliamo lontano” gli dice suo fratello maggiore, che lo convince a scappare.
Drammaticamente reale, il romanzo di Alì Ehsani accompagna il lettore nel viaggio della speranza intrapreso dallo stesso autore alla ricerca di un destino migliore. Commovente, intenso, vero ha colpito al cuore la giuria delgi esperti che ha decretato la MENZIONE SPECIALE. Di questa opera, la Fondazione Megamark ha donato 200 copie alle scuole superiori pugliesi per contribuire alla diffusione di un libro che parla di guerra, di speranza, di forza e di integrazione toccando le corde più profonde dell’animo.