I VIGNAIOLI DI CITEAUX
di Guglielmo Bellelli
All’indomani della sanguinosa conquista di Gerusalemme durante la prima grande Crociata in Terra Santa, una serie di delitti efferati perpetrati su alcune giovani donne della Francia settentrionale è attribuita a una feroce entità, presto battezzata dal popolo “la Bestia”. A essere accusato è Guillom, un vignaiolo della Champagne appassionato studioso dei fenomeni naturali, dotato di un eccezionale talento per la vigna. Sfuggito alla cattura, il giovane si rifugia presso il monastero di Cîteaux, fondato alcuni anni prima da un gruppo di monaci di Molesmes, presto diventato un grande centro di attrazione spirituale, dove viene paternamente accolto dall’abate, Étienne Harding, che lo ha conosciuto alcuni anni prima e crede alla sua innocenza. Qui Guillom rivoluziona le tecniche di coltivazione e vinificazione della vite, creando un vino di qualità eccezionale, il cui colore, rubino con riflessi vermigli, sembra evocare in modo straordinariamente realistico il miracolo della Transustanziazione. La storia si svolge in diverse regioni della Francia, dalla Normandia alla Guascogna, attraverso varie vicende, nelle quali l’indagine sugli inarrestabili delitti della Bestia si sviluppa fino al suo imprevedibile esito, intrecciandosi con le guerre della Francia contro la monarchia anglo-normanna e i castellani ribelli, lo scontro teologico tra Bernardo di Chiaravalle e il filosofo Abelardo, le lacerazioni provocate dallo scisma pontificale. Sarà il ritorno ormai insperato del fratello di Guillom dalla Crociata, sfuggito ai suoi spietati persecutori, a permettere al prevosto di Parigi, Gilbert, di svelare il mistero di quelle morti. Non è quello che appare: la Bestia non è una sola, né i motivi di quelle uccisioni risiedono nella perversione dell’assassino. Nella storia, oltre al vignaiolo Guillom e ad altri personaggi creati dall’autore, vi sono personaggi storici, realmente vissuti, variamente coinvolti nella vicenda principale, come Étienne Harding, l’abate di Cîteaux, Bernardo di Chiaravalle e Abelardo. A questi va aggiunto, vero protagonista impersonale, lo storico Clos de Vougeot, del quale nel libro si raccontano gli esordi: come, da alcune parcelle insignificanti, solo parzialmente coltivate, ricevute in dono, i monaci diedero inizio alla loro lenta, ma graduale acquisizione, fino alla loro ricomposizione in una sola unità, interamente dedicata alla coltivazione della vite e destinata a entrare nel mito.